1-In che modo la tua professione di psicoterapeuta e quella di scrittore si influenzano tra loro?
Diciamo che le due attività si influenzano vicendevolmente: da una parte le esperienze di vita che ho l’onore di ascoltare in studio alimentano la mia creatività e mi permettono di arricchire la caratterizzazione dei personaggi dei miei romanzi, dall’altra la creatività che impiego nella scrittura mi è di aiuto nel lavoro ipnotico con i miei clienti, nel creare metafore terapeutiche e approfondire i temi trattati attraverso il racconto di storie.
2- Ti è mai capitato di usare uno dei tuoi romanzi per lavorare con un cliente nel setting terapeutico?
Sì, più volte. Di solito è il cliente che avendo letto un mio romanzo mi riporta dei brani o le emozioni scaturite dalla sua lettura. Spesso si identificano in uno dei personaggi. Pochi giorni fa una donna ha esordito la seduta con “Io sono Rullo!”, uno dei protagonisti di Io non ti lascio solo.
3- Ti è mai capitato di trarre ispirazione da uno dei tuoi casi di psicoterapia per descrivere una situazione, un personaggio di un tuo romanzo?
È successo. Anche se sono molto rispettoso dei contenuti che le persone condividono con me. Diciamo che colgo l’essenza di un vissuto psicologico o di un tratto del carattere e lo calo nel personaggio del libro o nella vicenda che voglio narrare.
4- Il tuo ultimo romanzo “Io non ti lascio solo”, come nasce?
Complice l’essere diventato padre, volevo entrare nel mondo infantile. In realtà i protagonisti sono dei dodicenni ma la storia narra di un loro percorso di crescita per superare dei traumi e diventare adulti. È un tema universale, ma mi interessava utilizzare la prospettiva infantile. Non a caso ho scelto di utilizzare un linguaggio semplice e asciutto. L’idea iniziale si è poi evoluta durante la scrittura, trasformando il racconto in una fiaba noir dal risvolto psicologico.
5- Come e in che fase di stesura del libro hai scelto il titolo e la copertina?
Il titolo originario era “Filo e Rullo”, ma io stesso non ne ero convinto e non trovando un titolo alternativo mi sono detto che lo avrei scelto insieme all’editore. Ed è successo così e lo ritengo molto azzeccato. Per la copertina invece ho chiesto a un mio amico fotografo professionista (Lorenzo Cicconi Massi) che stimo molto se avesse qualche foto in tema e lui, generosamente, me l’ha donata.
6- A quale fasciai di età è indirizzato il romanzo?
Il romanzo è indirizzato ad ogni fascia di età. Tratta il tema universale della crescita interiore e viene naturale identificarsi nei protagonisti. Utilizzando un linguaggio volutamente semplice è adatto anche agli adolescenti.
7- Perché ciascuno dovrebbe leggere questo romanzo?
Non spetta a me rispondere. Invito a leggere i commenti di chi lo ha già fatto per scoprire quali possono essere le motivazioni alla lettura. Se dovessi fare una sintesi risponderei semplicemente: perché è un romanzo che emoziona. E, si sa, le emozioni sono il motore del cambiamento.