Viviamo in una società in cui spesso viene dato poco valore e spazio all’anziano che, invece di essere considerato utile per l’esperienza che ha accumulato nel corso degli anni, viene ritenuto “superato”.
Anche noi terapeuti spesso non dedichiamo abbastanza spazio a questa importantissima fase dell’esistenza umana; il compito di noi terapeuti è quello di aiutare i pazienti a ripercorrere la propria storia e, in alcuni casi, aiutarli a sciogliere vecchi nodi tenuti in sospeso per molto tempo, vivere questa fase nel modo più efficiente possibile e nel qui e ora.
Alcuni pazienti proprio durante la vecchiaia decidono di intraprendere un percorso di psicoterapia, con l’obbiettivo di affrontare, risolvere e superare situazioni personali, familiari o relazionali, problemi o sintomi che si portano dietro da molti anni.
Ricordo il caso di una donna di quasi ottant’ anni che venne da me per lavorare su un abuso che aveva subito all’età di diciassette anni e di cui, nel corso del tempo, non aveva mai parlato con nessuno, neanche con il marito e i figli.
Attraverso la ri-narrazione della sua storia di vita e l’utilizzo dell’ipnosi diretta e indiretta riuscimmo a fare un percorso di psicoterapia molto faticoso ma altrettanto emozionante che consenti alla donna di “fare luce su quel peso che per troppo tempo aveva nascosto e sopportato”. La psicoterapia non ha consentito alla donna di liberarsi definitivamente di quel peso, ma le ha consentito di tirarlo fuori, dargli una forma, esplorarlo da diverse prospettive e poi riporlo in un cassetto che ha chiuso a chiave e di cui lei custodisce la chiave.
Poche volte la donna ha riaperto il suo “cassetto segreto”; una volta lo ha aperto per mostrare il contenuto al marito e al figlio, altre volte in solitudine, per rientrare a contatto con quella parte dolorosa di se.
Attualmente la donna è molto impegnata ad aiutare i figli a prendersi cura dei nipoti e riesce a farlo con occhi speciali, quelli di una persona che ha vissuto tanto, che ha fatto molte esperienze, che ha da raccontare e da insegnare tanto.
Mi piace concludere questo “capitolo” ricordando Milton Erickson, padre dell’ipnosi naturalistica, che negli ultimi anni della propria vita acquisi una semplicità e un’efficienza nel modo di risolvere i problemi umani, che ricordano le ultime opere di molti artisti.
“Picasso ha raggiunto una grande semplicità nei suoi dipinti, Borges racconta in modo più elementare le sue storie e Erickson ha messo a punto uno stile terapeutico molto scarno, forse per compensare la diminuzione della sua forza fisica: agisce con colpi lievissimi e infallibili come un tagliatore di diamanti. Sembra che egli riesca ad afferrare con grande prontezza i punti fondamentali delle situazioni umane e i suoi interventi terapeutici sono semplici e precisi, senza sforzi superflui. La vecchiaia ha accresciuto la sua saggezza, proprio nel momento in cui lui ha perso il vigore fisico per utilizzarla, e questa non è che una delle inevitabili ironie della vita” ( J. Haley, 1973. Terapie non comuni)
Ehi! Dopo tanto tempo ti ritrovo, sempre con interessanti argomenti 🌹
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Grazie! Spero di riuscire a trovare il tempo per scrivere più spesso!
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