Sfogliando i ricordi della mia pagina Facebook ho ritrovato questa storia Sufi che avevo postato qualche anno fa. Rileggerla con gli occhi di oggi mi ha fatto un certo effetto, le ho dato un altro significato.
Credo molto nel potere delle storie, di quelle che raccontiamo, quelle che ascoltiamo, di quelle che viviamo, immaginiamo e inventiamo.
Le storie sono speranze e possibilità. Questa storia è un segno, una speranza, una possibilità. Nonostante il buio che stiamo attraversando.
Per questo ho deciso di condividerla qua. Potete leggerla da soli, in un momento a voi dedicato. Sentite che effetto vi fa.
Storia Sufi:
Un giorno l’asino di un contadino cadde in un pozzo.
Non si era fatto male, ma non poteva più uscirne.
L’asino continuò a ragliare sonoramente per ore, mentre il proprietario pensava al da farsi.
Finalmente il contadino prese una decisione crudele: concluse che l’asino era ormai molto vecchio e che non serviva più a nulla, che il pozzo era ormai secco e che in qualche modo bisognava chiuderlo.
Non valeva pertanto la pena di sforzarsi per tirare fuori l’animale dal pozzo.
Al contrario chiamò i suoi vicini perché lo aiutassero a seppellire vivo l’asino.
Ognuno di loro prese un badile e cominciò a buttare palate di terra dentro al pozzo.
L’asino non tardò a rendersi conto di quello che stavano facendo con lui e pianse disperatamente.
Poi, con gran sorpresa di tutti, dopo un certo numero di palate di terra, l’asino rimase quieto.
Il contadino alla fine guardò verso il fondo del pozzo e rimase sorpreso da quello che vide.
Ad ogni palata di terra che gli cadeva addosso, l’asino se ne liberava, scrollandosela dalla groppa, facendola cadere e salendoci sopra.
In questo modo, in poco tempo, tutti videro come l’asino riuscì ad arrivare fino all’imboccatura del pozzo, oltrepassare il bordo e uscirne trottando.
