M. Prensky, esperto mondiale del rapporto tra tecnologia e apprendimento, partendo dal presupposto che, indipendentemente dal fatto che ciascuno di noi possa schierarsi a favore o contro i moderni sistemi digitali, la tecnologia sta “estendendo le nostre menti”, affinandoci dal punto di vista cognitivo”, “amplificando la nostra coscienza, fornendoci delle “protesi mentali”, “estendendo le nostre facoltĂ di pensiero”, “migliorando i nostri processi di riflessione e concentrazione”, ha superato l’iniziale distinzione da lui stesso effettuata tra nativi digitali, i bambini nati nell’era dello sviluppo digitale, che considerano le tecnologie elementi naturalmente costitutivi del proprio ambiente, e gli immigranti digitali, quelli nati prima degli anni novanta, che hanno appreso la tecnologia in etĂ adulta, per introdurre il concetto di saggezza digitale, che riguarda l’uso saggio delle tecnologie di cui disponiamo (Prensky, 2013 ).
La SocietĂ Italiana Pediatrica, in un documento recente, (https://link.springer.com/epdf/10.1186/s13052-018-0508-7?author_access_token=6oaDNSqFJnyZtZIbE_a8t2_BpE1tBhCbnbw3BuzI2RPIEeWQnP49LorU82s_wftFwl6IQ3o_8GPb__pOEDK-MJXs6Hiy-rUc0QRiHvbpcremso914gbyVEn7ROFsVmdehLFiM_9aoWuKEGanvNlZig%3D%) definisce alcune linee guida rispetto all’uso dei device nei bambini di etĂ compresa tra 0 e 8 anni. All’interno di questo documento viene suggerito di vietare l’uso dei tablet e degli smartphone nei primi due anni di vita del bambino, si consiglia l’uso limitato di un’ora al giorno nei bambini di etĂ compresa tra i due e i 5 anni e di un massimo di due ore al giorno per i bambini di etĂ compresa tra i 5 e gli 8 anni; viene inoltre consigliato di evitare che i bambini guardino programmi con contenuti violenti e che i genitori usino tablet e telefonini come “arma” per calmare o distrarre i figli.
Studi scientifici recenti evidenziano che l’uso precoce di smartphone e tablet può offrire stimoli utili giĂ a partire dai 12 mesi di vita.
Uno studio interessante, condotto dall’Accademia Francese delle Scienze (2013), indica che l’uso precoce di smartphone e tablet, giĂ a partire dai 12 mesi di vita, richiede, al contrario della tv, una partecipazione attiva e interattiva da parte del bambino, che mette in gioco il lobo frontale, deputato alle funzioni cognitive superiori, e quello parietale, legato alle funzioni visuo-spaziali e può consentirgli di ampliare le proprie conoscenze del mondo circostante.
Gli strumenti tecnologici risultano inoltre utilissimi nell’ambito delle Diverse AbilitĂ e dei Disturbi Specifici dell’apprendimento, basti pensare agli strumenti compensativi, ai dispositivi di sintesi vocale, agli interventi di comunicazione aumentata alternativa etc.
Personalmente, sia come professionista che come mamma, ritengo che la domanda che dovremmo porci non sia se consentire o meno ai bambini di fare uso dei sistemi digitali, visto che il loro avvicinamento alle nuove tecnologie in questa fase storica risulta inevitabile, ma quale sia il modo migliore in cui possiamo accompagnarli e guidarli nel processo di digitalizzazione.
Il compito primario che i genitori sono chiamati a svolgere in quanto tali è quello di fare in modo che i propri figli, sin dalla nascita, possano sentirsi amati. Ogni bambino ha il diritto di sentirsi amato dai propri genitori. I bambini si sentono amati nel momento in cui si sentono riconosciuti e guardati dai propri genitori. Ciascuno di noi, anche da adulto, ha bisogno di sentirsi guardato e riconosciuto da qualcuno. Lo sguardo del genitore risulta essenziale per favorire il processo di socializzazione del bambino. E’ lo sguardo dell’altro che consente a ciascuno di dire: “io esisto”.
A mio figlio, come a molti bambini di 6 anni, piace molto giocare, disegnare e, mentre svolge le sue attivitĂ , esige che io lo guardi, mi chiede:” mamma mi guardi mentre gioco?” Il problema che dobbiamo porci noi adulti è quanto siamo disposti a entrare insieme ai nostri bambini nel mondo digitale, quanto siamo disposti a guardarli mentre usano il tablet, quanta voglia abbiamo di guardare con loro un video su YouTube, di chiedergli quali emozioni ha provocato in loro la visione di un determinato video, quanto siamo disposti a condividere con loro le nostre emozioni, a rispondere alle loro domande .Questo, a mio avviso, è lo sforzo che noi genitori siamo chiamati a fare. Ciò di cui dobbiamo preoccuparci.
Il tablet, lo smartphone e gli altri sistemi digitali sono una risorsa preziosa, ma diventano un pericolo nel momento in cui noi adulti lasciamo i bambini da soli, non stiamo al loro fianco, non li accompagniamo.
I bambini e gli adolescenti sono affascinati dai sistemi tecnologici e noi, in qualitĂ di psicologi, educatori, insegnanti, pediatri, genitori non possiamo non tenere conto di questo.
Bateson, esperto di antropologia, oltre che padre della terapia sistemico relazionale, insegna che il vero antropologo non è colui che osserva le cose con gli occhi di un popolo, ma colui che le osserva ATTRAVERSO gli occhi del popolo.
Allo stesso modo ciascuno di noi, in quanto professionista o genitore, deve provare a guardare i bambini non con occhi da bambino ma attraverso gli occhi del bambino. Se i bambini di oggi sono attratti dal tablet e dallo smartphone e noi non lo siamo, il nostro dovere è di appassionarci alla loro passione, in modo tale da poterli guidare, favorire la massimizzazione dei vantaggi che tali strumenti possono offrirgli e proteggerli in modo attivo e consapevole dai rischi in cui possono incorrere, insegnargli a scegliere con responsabilità . ❤️📱💻
Bibliografia đź“–
Accademia Francese delle Scienze, 2013. L’enfant et les ecrans. Le Pommier.
Bateson G., 1984 . Mente e natura. Feltrinelli
Prensky M., 2013. La mente aumentata. Dai nativi digitali alla saggezza digitale. Edizioni Erickson
Sitografia @