“L’alone che trascende le cose è la loro parte migliore”
Christian Morgenstern
Christian Morgenstern fu un poeta simbolista tedesco che, tra la fine dell’800 e i primi del 900, scrisse poesie insolite, spesso ironiche e fuori dagli schemi comuni.
Il canto notturno del pesce è una poesia segnica con cui l’autore mette in evidenza “l’assurdo interno ad ogni apparato linguistico, gli equivoci e le contraddizioni latenti ogni orizzonte simbolico”(Santagostini).
La poesia di Morgensten rappresenta un esperimento di scrittura del silenzio che riesce a parlare senza ricorrere alla parola.
Più volte, nel corso del tempo, ho sperimentato e ho consentito di sperimentare ad alcuni miei clienti il potere di questa poesia di Morgenstern, che riesce a parlare in maniera atipica: le bastano segni e spazi vuoti per raccontarsi.
Potete provare a cimentarvi anche voi in questo esperimento poetico e dentro potrete incontravi vecchie note, musiche , immagini e oceani profondi.
E altro ancora.
Potrete constatare che, ogni volta che la riprenderete in mano, sarà capace di regalarvi emozioni nuove.
I silenzi, oltre a essere uno strumento poetico, svolgono un ruolo essenziale nell’ambito psicoterapico; spesso costituiscono lo spazio in cui il terapeuta e il cliente possono concedersi di deporre “le armi sicure” del linguaggio per provare ad immergersi nello spazio incerto dei gesti, degli sguardi, delle espressioni, dei movimenti del viso e del corpo, delle lacrime.
I silenzi possono creare molto imbarazzo;
ma proprio l’imbarazzo del silenzio spesso consente, attraverso la scansione dei tempi di una sospensione ambigua e partecipata tra il detto e il non detto, di aprire varchi di possibilità tra il prima e il dopo, attraverso il qui e ora.
I silenzi possono dunque consentire allo psicoterapeuta e al cliente di so-stare nel qui e ora, al di là di ciò che è stato e di quello che sarà.
Durante l’ipnosi il cliente e il terapeuta, talvolta, raggiungono un livello profondo di focalizzazione e di sintonizzazione reciproca che gli permette di enfatizzare non tanto ciò che dicono quanto il modo in cui lo dicono, il tono che usano, il ritmo e il suono della voce, i silenzi.
I silenzi vanno ascoltati, accettati e condivisi.
Il terapeuta può modulare i silenzi del cliente partendo dalla continua osservazione, accettazione, condivisione e amplificazione dei suoi tempi fisici, dei suoi respiri, del suo battito.
Infine mi vengono in mente i racconti terapeutici.
All’interno dei racconti le pause fungono da protagoniste e contano quasi più delle parole; sono loro infatti a creare l’attesa utile per predisporre la mente del cliente ad accettare messaggi a più livelli.
Quei messaggi, spesso, costituiscono i precursori del cambiamento.
Bibliografia
Morgenstern Christian,1990. Fatti lunari.
Santagostini M.. I simbolisti tedeschi.