Quando arrivò il momento
in cui dovevamo salutarci,
come una nuvola che solennemente scenda,
ebbi solo il tempo di legarti
il polso con una cordicella rossa,
mentre le mie mani tremavano.
Ora, mentre sbocciano i fiori di mahua
siedo da solo nell’erba
e mi vibra dentro una domanda:
” hai ancora la mia cordicella rossa?”
R. Tagore
Qualche anno fa una persona che veniva in terapia mi chiese:
” dottoressa le piacciono i nodi?”
La domanda mi prese un pò alla sprovvista; mi vennero subito in mente i nodi delle scarpe che, sin da piccola, detestavo sia fare che disfare.
” Non saprei; è la prima volta che penso ai nodi in termini di piacere o dispiacere”.
” Vorrei liberarmi di un quadro di mio padre, uno di quei quadri marinareschi pieni di nodi e, se le va, mi piacerebbe regalarlo a lei”.
” Ok, sono curiosa di vederlo”.
Alla seduta successiva la persona arrivò con “il quadro pieno di nodi” e passammo un’ intera seduta a parlare di nodi; fu una seduta ipnotica, nel senso che io entrai in una trance profonda nell’ascoltare la marea di metafore che, ciascun nodo, evocava alla mia mente. Da quel giorno iniziò la mia passione per i nodi e entrai a contatto con il mondo dei nodi, dei fili, delle corde, che è un mondo immenso e affascinantissimo sotto molti punti di vista, sopratutto, per me, dal punto di vista delle metafore terapeutiche.
Una cosa interessante che ho imparato sui nodi marinareschi è che per fare una legatura non basta eseguire tanti nodi, ma bisogna conoscere la natura dei cavi e imparare trattarli.
Un’altra cosa bellissima che ho appreso riguarda il fatto che i nodi ben fatti da un lato resistono a tutti gli sforzi, dall’altro lato sono semplicissimi da sciogliere, al contrario dei nodi fatti male che, molto probabilmente, potranno sciogliersi al minimo sforzo oppure saranno troppo stretti per riuscire a sciogliersi.
Fin da tempi remoti i nodi hanno assunto significati simbolici all’interno delle diverse culture.
Esistono numerosissime metafore concettuali legate ai nodi e di cui ciascuno di noi, nella vita quotidiana, fa largo uso: avere un nodo alla gola, giocarsi il nodo del collo, legarsela al dito, sciogliere un nodo etc.
Esistono inoltre leggende, racconti, poesie, libri, canzoni che parlano di fili, corde e nodi.
Dante nella Divina Commedia usa spesso la metafora del nodo, sia come vincolo che come possibilità.
Una nota leggenda narra che i Frigi si rivolsero all’oracolo di Telmisso per scegliere l’erede al trono e che l’oracolo indicò come erede Gordio, un povero contadino che, divenuto re, fissò il proprio carro nel suo palazzo con un complicatissimo nodo di corteccia di corniolo e lo dedicò alla divinità.
La leggenda prosegue dicendo che Alessandro il Grande, dopo aver provato inutilmente a sciogliere il nodo gordiano, lo tagliò con la propria spada.
Da questa leggenda nasce il detto ” tagliare il nodo” che indica un modo veloce e netto di raggiungere uno scopo.
Una famosissima leggenda giapponese, la ” leggenda del filo rosso del destino”, narra che ogni persona, dal momento in cui nasce, indossa un filo rosso legato con un nodo al mignolo della mano sinistra e che, seguendo il proprio filo rosso, prima o poi, benché non si sappia ne quando e ne dove, incontrerà la persona a cui è destinata, che indosserà l’altra estremità, legata al proprio mignolo.
Alcuni narrano che, proprio per il motivo descritto dalla leggenda, alcune donne si tagliassero il dito mignolo, pur di rimanere fedeli al proprio marito o tagliassero il mignolo della persona che amavano mentre dormiva, pur di impedirne il tradimento.
Tagore dedica la poesia che avete letto all’inizio di questo pezzo alla cognata, una bellissima donna con la quale il poeta aveva vissuto per buona parte dell’infanzia e che si suicidò quando lui, per volere del padre, si trasferi in un’altra abitazione.
Tagore si senti per tutta la vita responsabile per la perdita della cognata e, per tutta la vita, ne restò addolorato.
Il filo a cui fa riferimento Tagore nella sua poesia probabilmente è il “mauli”, un filo rosso che gli indù legano al polso all’inizio di una cerimonia religiosa in cui viene celebrato il legame tra fratelli e sorelle e viene rafforzato l’amore, la cura, il rispetto reciproco.
Trovo l’immagine di un filo rosso che lega tra loro dita, polsi, palazzi o altro molto poetica e affascinate e mi fa pensare alla vita come a un destino pieno di sorprese.
Per concludere, a proposito di fili rossi, se avete voglia di emozionarvi, vi consiglio film giapponese molto carino, diretto da S. Murakami e dal titolo ” Akai ito”. mettetelo pure in lista..
Questa mescolanza di miti classici e giapponesi mi appartiene molto! Trovo questo articolo bellissimo e come sempre rinnovo i complimenti!!! Film in lista…!
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Grazie Elisa; poi fammi sapere se il film ti piace! 😘
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