Sicccome il mio curriculum vitae dice che sono una Psicologa e Psicoterapeuta Sistemico Relazionale eppure un’ Ipnotista Ericksoniana, immagino che il mondo si aspetti che debba necessariamente essere anche una donna sicura di se e determinata nelle scelte, una di quelle che si alza la mattina e dice: ” oggi faccio un blog”, poi prende il tablet e, dopo soli due clic, il blog è pronto.
Mi piacerebbe tantissimo raccontarvi questa storia che, partendo da un lieto inizio, giunge a un altrettanto lieto, e soprattutto celere, finale.
La mia realtà rispetto all’idea di partorire un blog, in realtà, se proprio devo raccontarla in maniera onesta e poco fiabesca, risulta realisticamente diversa, moooooolto diversa.
Per non farla troppo lunga, l’idea rimbalzava tra i miei pensieri da circa un anno e, per un anno, ho lasciato che continuasse a rimbalzare in maniera decisamente confusa, senza darle troppo peso.
Poi, A Natale, c’è stata la svolta.
Durante le feste, tra ferie e clima Natalizio, è aumentata la mia voglia di scrivere. Ho iniziato a inviare ad amici, parenti, colleghi etc. lunghe ” watsappate”con fiabe, poesie, racconti e riflessioni psicologiche di ogni tipo.
Quelli che mi conoscevano poco, ignari della mia logorrea epistolare, inizialmente hanno apprezzato e hanno persino chiesto che continuassi a inviare le mie storielle; gli altri, quelli che mi conoscono abbastanza, o persino troppo, mi hanno stoppato dopo il primo raccontino e, in maniera moooolto gentile e con una tecnica che il migliore ipnotista può solo sognare, mi hanno suggerito ,vivamente, di acchiappare quel rimbalzo di idea che balenava lungo la mia mente e di dare forma al mio blog, in modo da inserire li ( ossia qui ) ogni mia ispirazione artistica e in modo che loro, se e quando lo vorranno, possano attingere alla mia “arte” da questa fonte, piuttosto che vedersi Wats app perennemente intasato a causa delle mie “fantasiose” idee .
Il penultimo capitolo dell’odissea ” apro il blog, lo apro o non lo apro”, riguarda uno scambio di messaggi, rigorosamente su watsapp, svoltosi poche ore fa con collega di cui, per motivi di privacy, evito di nominare. Il dialogo sintetizza bene almeno tre cose:
1) la mia insicurezza caratteriale ( ebbene sì, pure gli psicologi, psicoterapeuti etc.. sono esseri umani e addirittura hanno insicurezze come gli altri uomini e donne di questo pianeta )
2) il forte desiderio che hanno i miei amici, colleghi eppure amici/colleghi, di dare ai miei scritti una collocazione Diversa rispetto al loro profilo watsapp
3) quanto, in realtà, le persone mi vogliano bene e mi sappiano sempre spronare.
Il dialogo è questo:
Io: sto cercando di aprire un blog, spero di riuscirci, sono troppo scarsa con i sistemi informatici.
Collega: cercando non è un verbo da utilizzare per un’ipnotista.
Io: no? Che verbo dovrei usare?
Collega: APRO UN BLOG.
Io: Ahhhhh! Diciamo che tendo a tenermi nell’ambito delle possibilità, di solito. Devo prima scrivere un articolo, mica posso aprirlo vuoto.
L’ ultimo capitolo, che in realtà è quello che sto scrivendo ora, riguarda il Coraggio.
Il 31 dicembre ho stilato una lista degli obiettivi che mi piacerebbe raggiungere nel corso del 2017 e mi sono scelta un motto che possa farmi compagnia nel corso di quest’anno; il motto dice: ” coraggio, ci vuole coraggio”. Forse è un motto stupido, poco originale, ma per me ha un gran valore perché è il mio motto, lo ho inventato io e lo sento mio come L’aria che respiro o come un arto che mi appartiene. È un motto che ho deciso di prendere in affidamento per un anno e, quando si sceglie di prendere in affidamento qualcuno o qualcosa, qualunque cosa, persino un motto, non lo si può non fare seriamente.
Parto da qui: dal coraggio.
Ciò che più mi spaventava nella costruzione di un blog era la possibilità di dover scrivere articoli tipici di psicologia. In realtà penso che, siccome esistono vari modi di fare psicologia e psicoterapia, possono esistere vari modi in cui uno psicologo può scrivere di psicologia in un blog.
La mia idea è di inserire in questo blog racconti, poesie, fiabe, favole, riflessioni sul mondo, sulla vita e su una miriade di cose di cui si può parlare e che poi riflette anche il modo in cui tendo a fare psicoterapia nel mio studio.
Ad alcuni il mio modo potrà piacere, ad altri no;
proprio questo è il bello di poter esporre se stessi per quello che si è ;
ogni impresa, anche la più piccola, comporta rischio e richiede coraggio.
Al riguardo non posso non citare il grande Bauman, morto qualche ora fa, che urla, dall’ alto della sua gran voce, che ” il coraggio è qualcosa di cui tutti abbiamo bisogno, come l’acqua e il pane, ma non si può comprare al supermercato, bisogna trovarlo dentro di sé”. Basta avere il coraggio di cercarlo.
Infine, mi piace terminare il mio primo articolo del mio nuovissimo blog, riportando una bellissima storia tratta da un libro di Milton Erickson, il padre dell’ipnosi ericksoniana.
La storia riportata vuole essere un incoraggiamento per me e per tutti quelli che, come me, hanno paura di non essere capaci. Ciascuno di noi, nessuno escluso, è dotato di un inconscio. In alcuni casi basterebbe fidarsi e dargli spazio per riuscire nelle imprese. Ognuno di noi è capace di fare molte più cose di quanto possa immaginare.
Dunque: forza e coraggio❤️💙.
Qui, Quo, Qua:
Dovevo scrivere una pagina molto difficile. Provavo e riprovavo, ma mi ritrovavo sempre in un vicolo cieco. Finché un giorno dissi:” bene, ho due ore di tempo prima che venga il prossimo paziente. Penso proprio che ora mi metterò disteso, entrerò in trance e vedrò cosa ha da dirmi il mio inconscio al riguardo”. Aspettai fino a quindici minuti prima che arrivasse il paziente e fui sorpreso di trovarmi in grembo una custodia di fumetti che appartenevano ai bambini. Sulla scrivania c’erano due pile di fumetti. Il paziente stava arrivando, così rimisi i fumetti nella custodia, andai nell’altra stanza e vidi il paziente. Un paio di settimane dopo, pensai: ” però, non ho ancora avuto la risposta per quella pagina”. Avevo un ritaglio di tempo a disposizione, così presi una matita e subito mi venne in mente una cosa: ” e Paperino disse a Qui, Quo, Qua…” , e pensai divertito che i fumetti di Paperino attraggono l’intelligenza dell’adulto tanto quella dei più piccoli. Devono essere concisi, chiari e penetranti. Così scrissi il mio pezzo. Il mio inconscio sapeva dove trovare un esempio. ” La mia voce ti accompagnerà – Milton Erickson.
Chiudo il pezzo con una piccola riflessione: secondo voi ci vuole più coraggio nel preparare con scrupolo ogni mossa o nel lasciarsi andare all’improvvisazione? Naturalmente non so darvi una risposta; come direbbe Arabe de Palo: ” dipende, da che dipende, da che punto guardi il mondo tutto dipende…”.
Posso però raccontarvi che Milton Erickson, padre dell’ipnosi ericksoniana e, a mio parere, genio, in primis in termini di sensibilità e di rispetto verso chiunque, era uno che da un lato passava ore e ore a prepararsi per una singola seduta, dall’altro lato era capace di gesti improvvisati di cui neanche un mago riuscirebbe a scovare i trucchi.
Per finire: Buona serata!!!
ps. So che questo non è un buon orario per lanciare un articolo, ma in questo momento ciò di cui mi importa è la voglia e il coraggio di eseguire il mio lancio. A tutte le strategie di marketing penserò in altri momenti ❤️